martedì 5 aprile 2011

L'automiglioramento è masturbazione, invece l'autodistruzione ...



Cito una frase di Tyler Durden.

Ci masturbiamo per combattere contro la percezione che gli altri hanno di noi.

Diventiamo uno specchio.

Riflettiamo le parole che ci vengono vomitate addosso.

Le riflettiamo e proiettiamo un’immagine più o meno veritiera.

Spesso è il risultato di un’elaborazione soggettiva.

Si perché noi esseri pensanti elaboriamo e costruiamo un’interpretazione adeguata a quello che ci succede intorno.

Io credo, in questo momento, in una visione a due uscite: quella in cui le parole corrispondono al vero, la cui interpretazione è ridotta all’ascolto e ad un’apprensione oggettiva (è così, punto: Ti Credo), e quella invece in cui le parole che mi vengono dette sono solo cazzate e l’interpretazione conduce alla distruzione (me ne accorgo dalla pertinenza parola-azione, non c’è niente da fare la coerenza è una pretesa).

Credo sia un meccanismo di difesa.

Ma quanto è facile dire la verità?

Nuda, semplice, fottutissima, che ti dà quello schiaffo che ti fa bene o ti fa male ma sempre quella è.

Alla verità ci si abitua.

Alle cazzate mai. Una parte di noi le rimetterà sempre in discussione le analizzerà e non troverà pace se prima non avrà trovato una risposta idonea al perché.

Perché?

Adesso (dico adesso perché comprende ieri oggi e domani poi chi lo sa) non cerco più un’interpretazione elaborata, adeguata, giustificatrice dei comportamenti altrui per poi passare a massacrare me stessa: questo non dovevo farlo, quell’altro neanche, dovevo dire di si, non ho capito, forse avrei dovuto, magari non sono stata chiara, alla fine sono io che sbaglio.

La verità è che adesso faccio quello che mi pare e non permetto a nessuno di riflettere su di me un’immagine diversa da quella che conosco. Me stessa. Punto.

È una cura contro la mia iper attività cerebrale.

Si perché a volte è giusto fermarsi ad osservare.

Ma in equilibrio su se stessi.



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