martedì 19 aprile 2011

On fire

.
Svuotò il bicchiere.
Osservando quello che lo circondava.
I mobili.
I muri spogli.

Eccomi qui.
Seduta davanti alla divinità delle bugie.
Un'altra predica pregna di verità
fra la lingua e l'orecchio
attenta a non sporcare l'animo.

Il lato divertente è quando ascolti
e fai finta di crederci.
Perchè alla fine sei d'accordo
che l'unica cosa che senti sono parole costruite per tenere su quel castello di sabbia
costruito su di un momento che è già segnato dall'ultimo granello della clessidra.

Il sudore impregna i muri,
rimani a guardarlo
soddisfatto dell'affanno
guidi verso l'autocelebrazione della conquista.

Quando chiudi la porta alle spalle
rimane il silenzio.
 Lo riempi della musica che il piacere ha lasciato.
Ti riscopri a ridere.

 Il cervello mastica ancora qualche fotografia.
 Fermi l'immagine.
Un dito che ridisegna il sopracciglio.

Il mio nome è...

L'affanno nel rubare all'altro un attimo di felicità
nella speranza che si riveli reale.

A parte il sopracciglio queste parole nascono dopo aver visto la puntata nr. 6 della prima stagione di Californication.
Non ho la TV da un anno ormai.
Vivo di streaming.
E devo dire che quest'ultima scoperta non mi dispiace affatto.

 
 
E come colonna sonora ho scelto questa.
 

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